Introduzione
All'inizio di settembre i miei registi preferiti hanno vinto entrambi un Leone d'Oro alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia: Werner Herzog Leone d'Oro alla carriera, Jim Jarmusch Leone d'Oro per il miglior film con "Father Mother Sister Brother".
Nonostante si tratti di due registi acclamati dalla critica e dal pubblico, non riesco a togliermi dalla mente che sia la vittoria di due underdog, outsider che hanno sempre seguito la propria strada senza compromessi.
Herzog, che non ha mai conseguito una educazione cinematografica formale, che raramente guarda film di colleghi, e che con ostinazione ha portato una barca in cima a una montagna nella foresta amazzonica, oltre ad aver reso il suo inglese teutonico la voce narrante di buona parte dei suoi film.
E poi Jarmusch, che ha sperimentato ogni genere di film, dalla commedia romantica con vampiri al thriller urbano zen, con un atteggiamento sperimentale più da regista di b-movies che da autore mainstream.
Jarmusch ha vinto a Venezia contro ogni pronostico, e il suo primo commento è stato memorabile: “Oh shit!”
Celebro queste vittorie come se fossero anche un po' mie, perché ci mostrano che c'è spazio al mondo per essere ossessivi, appassionati e fuori dal tempo.
Vi lascio alle 100 parole di questo mese.
Sulla Spiaggia
Scansiono il paesaggio e ogni declivio, sentiero o anfratto umido si rivela al mio sguardo.
Sopraggiunge la sera e il mare si increspa, sintomo di un brulicare nelle profondità.
Dalla scogliera raggiungo la riva, imprecando contro le asperità della discesa.
Sulla spiaggia osservo la distesa sabbiosa e scorgo un tremolio luminoso.
Setaccio con le mani tra i granelli fino a individuare una piccola massa.
Ruoto l'oggetto: un dente d'oro scolpito rozzamente, con proporzioni anormali, più bestiali che umane.
Mi chiedo quale bocca l'abbia ospitato, quale caso l'abbia portato qui.
Il cielo si oscura e ritorno verso casa pieno di domande.