Torno da voi accaldato, con cento parole nuove.
Parole antiche in realtà, ma lucidate e incollate con cura per cercare nuovi significati.
Scrivere per me è la più grande delle libertà: un gesto minuto ma ostinato.
Si pianta una bandierina nella polvere e si dice: “eccomi, esisto.”
Non chiedo il permesso.
Scrivo anche di ciò che si considera basso, scomodo, grottesco.
Perché lì, tra le viscere, la lingua respira.
Perché niente è più urgente dell’inutile.
Ecco le cento parole di oggi - e grazie per essere venuti.
Cocktail infernale
Ho mangiato un cocktail di gamberi e mi sono intossicato.
La lingua spugnosa, gli occhi disperati, ma dentro è una festa: i gamberi danzano tra coriandoli e stelle filanti, pronti per il climax, l’esplosione finale.
Io sono la fiamma, il vulcano che non dorme mai.
Un fiume di lava scorre in me: ho la sensazione che tutto avvampi per poi diventare terra nera, sgretolata.
Alzo un gran polverone, rido perché non c’è davvero più niente da ridere.
Eroe degli anni ’90, bolso ma con il polso saldo, procedo a passo serrato con il fiato corto e armato di artiglieria pesante.
Belle le cento parole di oggi e bello anche che tu senta lo scrivere come una grande libertà. Perché è proprio così!